I droni giocattolo usati come arma

Riprendo un articolo della Stampa del 19 Febbraio 2017 che mi ha colpito molto e fatto riflettere. I droni sono giocattoli bellissimi con cui i ragazzini si divertono. Sono utili strumenti di lavoro per riprese video e sorveglianza. Ora sono diventate armi micidiali nelle mani di gruppi terroristici. Purtroppo le cose innocenti diventano facilmente armi pericolose. A quando anche IoT e VR saranno usate come armi ? Ecco cosa dice l’articolo :

Il Califfo dello Stato Islamico ha iniziato a combattere a Mosul con i droni, introducendo sul campo di battaglia siro-iracheno una novità tecnologica che inquieta le unità anti-terrorismo in più Paesi.
Il generale britannico Rupert Jones, parlando da Baghdad: «I droni commerciali sono una insidiosa minaccia crescente in Iraq perché Isis li usa per uccidere e terrorizzare». I droni dei jihadisti sono in genere di piccole dimensioni, assomigliano a grandi ragni con zampe metalliche che gli consentono di atterrare e lanciare ordigni simili a granate o piccoli proiettili da mortaio.
Le unità dello Stato Islamico usano i droni per colpire soldati o mezzi iracheni e curdi causando perdite non indifferenti. I droni puntano soprattutto a diffondere paura e incertezza nei ranghi degli avversari. In alcune occasioni i droni sono stati adoperati come trappole esplosive: caduti dal cielo simulando problemi tecnici sono esplosi appena qualcuno li ha toccati.
L’Isis puo; tentare di usarli per lanciare granate con sostanze chimiche simili a quelle lanciate in più occasioni con proiettili di mortai contro i curdi nel Nord Iraq. Lo Stato Islamico si vanta, sui propri siti, di aver messo a segno ben 37 attacchi con droni nel Nord Iraq. Non e’ un’arma che può fare la differenza sul campo di battaglia ma può però avere un forte impatto psicologico.
Sopra Mosul è in corso il primo conflitto dove entrambe le parti adoperano droni. Si tratta di un’accelerazione rispetto all’agosto 2015 quando le forze della coalizione per la prima volta colpirono un drone Isis su Ramadi. In seguito i jihadisti li hanno adoperati a Deir ez-Zour e Tal Afar. Per abbatterli i metodi sono differenti: l’esercito Usa adopera gli aerei elettronici «Ec-130H» per confonderli mentre i soldati iracheni e siriani hanno imparato a bersagliarli con i kalashnikov, sparando verso il cielo «come si fa ai matrimoni». Ed a ben vedere ad aver usato droni armati in Medio Oriente non è solo Isis ma anche i filo-iraniani di Hezbollah e Jabhat Fateh alSham, ex Al-Nusra espressione di Al Qaeda, entrambi nel corso del conflitto siriano, mentre Hamas li ha testati sui cieli di Gaza senza però ancora riuscire a montarvi delle bombe. Ciò significa che non solo lo Stato Islamico ma più organizzazioni definite «terroristiche» da Usa e Ue, sunnite e sciite, sono in possesso di una tecnica che pone nuove sfide alla sicurezza collettiva. Ecco perché un recente studio del Centro per la lotta al terrorismo di West Point affronta il tema «Terrorismo, droni e tecnologia» descrivendo gli scenari di possibili nuove tipologie di attacchi ed ipotizzando anche le relative contromisure.